I nostri avversari di domenica: ecco il Pescara

Paradossale pensare che a metà secondo tempo della prima di campionato, in vantaggio di 2 gol sul Napoli, l’Adriatico traboccava di entusiasmo. La fiamma del Pescara si è spenta molto presto, gli abruzzesi in questa stagione non sono stati mai realmente in corsa per la salvezza e anzi hanno abbandonato quasi subito ogni velleità. Il loro campionato si è quindi trascinato, con una lenta agonia sportiva, fino alle ultime curve, macinando record negativi e con l’unica illusione, per quel clamoroso 5-0 sul Genoa alla prima di Zeman, che potesse cambiare qualcosa a inizio girone di ritorno. In realtà quella è l’unica vittoria di questa tribolata annata biancazzurra, cui va aggiunto un successo assegnato a tavolino, in 35 partite: già 25 sono invece i ko. 78 gol presi, di cui 15 nei primi 15′ delle gare e altrettanti nei primi 15′ dei secondi tempi, a testimoniare gli approcci spesso drammatici alle partite. 34 giocatori già utilizzati, 5 rigori sbagliati su 7, la concreta possibilità di battere il record negativo di punti nei tornei a 20 squadre, detenuto dal Treviso 2005/06, che ne conquistò solo 21 (il Pescara ora è a 14).

I numeri sono impietosi, eppure qualche segnale dal Pescara è arrivato: la generosità fino alla fine di Benali, trequartista dinamico e tecnico, che però domenica sarà squalificato; qualche sparuto lampo del pur bravo Caprari – elemento da rivedere assolutamente da un’altra parte – e del veloce Bahebeck; il fisico di Cerri, centravanti che potrebbe avere un futuro. Da quando in panchina c’è Zeman non si prescinde dal 4-3-3, con Fiorillo che ha definitivamente soppiantato Bizzarri, e Bovo a comandare una debole difesa, in cui gli esterni Zampano e Biraghi sono bravi in fase di spinta ma lasciano a desiderare quando c’è da ripiegare. E pensare che tutto sommato il Pescara muove bene la palla e non gioca male nella fascia di campo da un’area di rigore all’altra: i grossi problemi sono stati tutti nei suoi 16 metri là dietro e in quelli avversari.